Le immagini fanno parte di una mia ricerca effettuata con l’Università Politecnica delle Marche - Dipartimento di Scienze e Ingegneria della Materia, dell’Ambiente ed Urbanistica (S.I.M.A.U.) in occasione del tirocinio legato al Master "Città e territorio strategie e strumenti innovativi per la protezione dai rischi dei territori in crisi".
La ricerca riguarda in particolare le Strutture Abitative in Emergenza S.A.E. realizzate per le popolazioni colpite dal sisma del centro Italia del 2016: tra gli strumenti utilizzati c'è stata una campagna fotografica volta a osservare e studiare l’impatto degli insediamenti sull’ambiente e sulle comunità sociali dei paesi colpiti dagli eventi sismici.
Le Strutture Abitative in Emergenza (S.A.E.)
Il 24 agosto 2016 nel centro Italia è iniziata una lunga e disastrosa sequenza di forti scosse di terremoto (fino a magnitudo 6,5 Richter) che ha causato la distruzione quasi completa di diversi comuni dell'Appennino centrale e la morte di 299 persone.
Dati i lunghi tempi previsti per la ricostruzione (più di dieci anni) il Governo Italiano ha deciso di utilizzare le Strutture Abitative in Emergenza (comunemente chiamate S.A.E.): si tratta di insediamenti temporanei composti da casette prefabbricate realizzate da tre consorzi di imprese vincitori di una gara europea terminata nel maggio 2016. Gli insediamenti, da collocare vicino ai paesi o alle frazioni colpite, offrono moduli abitativi da 40 o 60 o 80m² e richiedono per la loro realizzazione, la predisposizione delle necessarie opere di urbanizzazione e conformazione del terreno (scavi e muri di sostegno in caso di localizzazioni su versanti in pendenza).
L’esigenza di ottenere casette velocemente e di poter controllare meglio le gare di appalto e la loro realizzazione ha portato a una forte standardizzazione: in pratica si hanno solo due tipologie di moduli prefabbricati (tra l’altro piuttosto simili tra loro). Indipendentemente dal paese o dal luogo di installazione (pianura, versante, crinale...), la tipologia costruttiva è sempre la stessa, poi ripetuta all’interno del singolo insediamento.
Unica variante concessa è la disposizione planimetrica delle casette, variante comunque limitata a 3 ipotesi: isolata, a corte, a schiera.
La ricerca
La ricerca si propone come obiettivo l’analisi degli insediamenti realizzati: come questi nuovi “quartieri” influiscono e trasformano l’immagine del territorio, come si inseriscono nel contesto paesaggistico e che rapporto instaurano con l’eventuale abitato esistente. Infine si vuole osservare come le persone utilizzano e soprattutto personalizzano la loro nuova residenza, per trasformarla da casetta standardizzata e ripetuta in “Casa” propria.
Essendo la fotografia ormai strumento consolidato, per l’analisi urbanistica (basti ricordare la Mission photographique de la DATAR 1984-1988 o l’ Archivio dello spazio, archivio del progetto beni architettonici e ambientali della Provincia di Milano 1987-1997), si è inserita nella ricerca una ricognizione fotografica attraverso le S.A.E.
Le immagini sono state realizzate, muovendosi all’interno o intorno agli insediamenti, cercando il punto di vista di un qualsiasi abitante o persona che si trovi a passare in queste zone: perciò si è scelto di non utilizzare droni o punti di vista aerei preferendo invece la "passeggiata" anche per trovare un colloquio con gli abitanti, così da poter capire gli stati d’animo, i problemi, le speranze, le delusioni e le paure delle persone coinvolte nell’evento sismico.
Il viaggio nella ripetitività, onnipresente negli insediamenti, ha permesso di conoscere la preoccupazione, la tristezza, la fantasia, la voglia di ricominciare, la forza delle persone di ogni età, che costituiscono il primo embrione di qualsiasi forma di rinascita, di quel complesso (e purtroppo fin’ora troppo spesso trascurato) tessuto territoriale e sociale caratteristico degli Appennini del centro Italia.
Le immagini
Le immagini, scattate tra luglio e agosto del 2018, sono qui suddivise in tre temi principali:
Il rapporto dell’insediamento con il territorio: immagini descrittive che illustrano come strutture così standardizzate e aliene si collochino in un paesaggio e territorio complesso ed eterogeneo (dal versante montano al fondovalle). Avvicinandosi ed entrando negli insediamenti, si giunge a osservare scorci e particolari di questi nuovi “villaggi”.
Iterazioni e ripetitività: mostrano l'effetto di ripetizione ottenuto dalla necessità di produrre l’elevato numero di moduli abitativi velocemente e con la massima riduzione dei costi
personalizzazione: si è cercato infine di osservare come gli abitanti hanno risposto alla ripetitività e alla standardizzazione con la loro fantasia e il loro gusto: fiori, piante, arredi, cassette postali, giocattoli... sono gli elementi che già a pochi mesi dalla consegna riescono a differenziare le singole unità immobiliari, attenuando la ripetitività del modulo prefabbricato. Alla data degli scatti (luglio - agosto 2018) quasi tutti gli insediamenti sono stati consegnati da poco tempo, pochi mesi, meno di un anno, quindi gli interventi di personalizzazione sono ancora pochi e limitati: fiori, piante e qualche arredo. Sarà interessante tornare in futuro per osservare come gli abitanti si approprieranno ancora di più di questa forma urbanistica così peculiare.